RITRATTO DI RACHELE PAROLI

L’uomo che guardava passare i treni


La storia fa parte della serie Portrait de Rachele Paroli.

Il titolo è tratto dall’omonimo romanzo di Georges Simenon,

è una metafora sullo scorrere del tempo e della vita, tra pensieri e sogni,

tra ciò che si sarebbe voluto essere e ciò che si è.

L’uomo che guardava passare i treni si trovava sempre sullo stesso binario, a osservare con attenzione

i vagoni che sfioravano la sua vista, veloci e indecifrabili. Ogni treno che passava portava con sé una storia,

un frammento di vita che si perdeva nell’orizzonte. Gli occhi dell’uomo si posavano sui finestrini appannati,

cercando di catturare l’attimo, il volto, il gesto, una traccia di chi fosse quella persona che,

per un momento, incrociava il suo sguardo senza mai fermarsi.


C’erano uomini e donne, giovani e anziani, tutti impegnati nel loro viaggio, ognuno con una destinazione

diversa, eppure tutti uniti da quella corsa silenziosa. I treni erano come fiumi che scorrevano via veloci,

trascinando con sé esistenze che non avrebbero mai incrociato la sua. La curiosità dell’uomo era insaziabile,

ma sapeva che quelle vite erano come ombre, troppo sfuggenti per poterle davvero conoscere.

Perfino i treni merci con i loro carichi misteriosi e ingombranti lo affascinavano.


Spesso si chiedeva cosa accadesse dietro quei finestrini: forse c’era una donna che stava per incontrare

l’amore della sua vita, o un padre che tornava a casa dopo mesi di lontananza. Forse un bambino

guardava il paesaggio che cambiava, cercando di capire dove lo stessero portando.

Ogni volto che appariva per un attimo e poi scompariva sembrava nascondere una trama complessa che

si intrecciava con le proprie ansie, sogni e paure. Ma nessuna di quelle storie sarebbe mai diventata la sua.


Il viaggio nella sua essenza più profonda, era proprio questo: un movimento incessante, un susseguirsi di fermate,

di partenze, di addii e di ritrovi. La vita scorreva come il passaggio dei treni, rapido e inarrestabile.

Ogni tanto, l’uomo si domandava se fosse troppo tardi per mettersi in viaggio anche lui, se le sue possibilità

fossero ormai troppo lontane. Ma, guardando quelle persone che si muovevano altrove, sentiva un fremito,

come se il treno della vita fosse sempre in corsa, sempre pronto a partire, anche per chi stava fermo a osservare.


Forse non c’era bisogno di salire su un treno per vivere un viaggio. Forse il vero viaggio era quello che si

faceva dentro di sé, tra pensieri e sogni, tra ciò che si sarebbe voluto essere e ciò che si era.


In ogni treno che passava, l’uomo vedeva un riflesso delle proprie aspirazioni, delle proprie

domande senza risposta. E mentre il suono del treno si allontanava, sapeva

che la sua vita, anche senza muoversi di un passo, stava andando avanti.














Da questa storia è stato girato un Video diretto e interpretato da R.P.